Entanasia e accanimento terapeutico
In concreto come si può distinguere l'accanimento
terapeutico dall'eutanasia? Occorre avere riguardo sia ad
elementi soggettivi che ad elementi oggettivi.
Dal primo punto di vista è fondamentle l'intenzione di
chi compie l'atto:
a)se una terapia viene sospesa perchè ritenuta del tutto inutile
per il paziente, proseguendo ogni altra cura necessaria e
vitale, non siamo di fronte ad un caso di eutanasia; se un
farmaco viene somministrato sperando che giovi, non siamo di
fronte all'accanimento terapeutico.;
b)se invece l'interruzione viene attuata perchè così il paziente
morirà, allora si deve parlare di eutanasia; se le cure
proseguono sapendo che sono del tutto inutili al paziente,
allora c'è accanimento.
Sul piano oggettivo vi sono atti che sono intrinsecamente
eutanasici - ad esempio somministrare un veleno o smettere di
nutrire - e atti che sono ambivalenti - ad esempio somministrare
analgesici in dosi massicce e la cui malvagità dipende
dall'intenzione del medico.
(da "Il timone" n.80; "L'accanimento terapeutico" di Mario
Palmaro)
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